Perché riproduciamo solo da talea
Nella recente tradizione (fine secolo XIX e XX) i rosai erano riprodotti innestando una gemma della varietà prescelta su un rosaio rustico e dotato di un vigoroso apparato radicale detto “porta innesto”. Con questa tecnica si univano in una sola pianta le migliori caratteristiche di due soggetti differenti: le robuste radici del porta innesto e le splendide, generose e fragranti corolle delle varietà moderne. Facendo ancora un passo indietro di circa un secolo, però, scopriamo che i rosai venivano riprodotti da talea. Noi siamo ripartiti dagli aspetti positivi del sistema naturale che utilizzavano i nostri antenati a fine ‘800 e abbiamo tentato di migliorarlo grazie alle attuali conoscenze e tecnologie, allora inesistenti.
Questo ritorno al passato è oggi possibile grazie alla ricerca e selezione di nuove varietà dotate, anche loro, di un apparato radicale vigoroso e resistente, quindi vantaggiosamente riproducibili da talea. I principali punti di forza di questa tecnica consistono proprio nell’assenza sia del porta innesto, sia dei conseguenti “succhioni” selvatici nonché nella migliore adattabilità alla coltura in vaso delle rose così riprodotte. Un rosaio riproducibile e se riprodotto da talea, avrà uno sviluppo armonioso e cespuglioso con tanti rami che nascono ogni anno dal colletto e che si ricoprono di molti fiori. La vera forma a cespuglio naturale si ottiene con la talea.
Vi sono tanti modi di riprodurre da talea. Noi abbiamo scelto il sistema della talea apicale raccolta su giovani e vigorose piante madri, selezionate ogni anno da marzo a giugno, coltivate nelle migliori condizioni e utilizzate esclusivamente per la produzione di talee solo da gennaio a ottobre del secondo anno di vita.
Perché “Talea Apicale”? Innanzitutto perché l’utilizzo di sole talee apicali costituisce un’ulteriore garanzia di sanità. La raccolta della talea apicale, sulla pianta madre, viene effettuata una volta a settimana quando la stessa non ha più di sette giorni di vita e la sua lunghezza non è superiore ai 7 cm. A quello stadio le punte delle gemme non hanno riserve ne tare ereditarie o patologie ma solo tanta voglia di crescere sulle proprie radici. Inoltre la crescita di un rosaio riprodotto da talea di punta è vigorosa, armoniosa e generalmente dotata di molti rami omogenei.
Da quasi quarant’anni crediamo nei rosai riprodotti da talea.
Le varietà da noi selezionate per questo tipo di riproduzione si adattano molto bene a condizioni difficili quali:
- PH del terreno compreso tra 6 e 8
- struttura fisica del terreno, dal sabbioso all’argilloso
- temperature limite (da – 30° a + 40°)
- sostituzione di vecchi precedenti roseti
Le varietà riprodotte da innesto dimostrano una minore capacità di adattamento alle avversità sopra esposte a causa delle rigide attitudini delle differenti specie utilizzate quali porta innesto. Alcune essendo “fittonanti” hanno poche radici e a sviluppo verticale, adatte cioè solo a terreni sabbiosi e profondi. Altre sviluppano il loro apparato radicale in superficie, come le caninacee, e sono idonee solo su terreni argillosi o poco profondi. A questo si aggiunga che, sia tra i porta innesto fittonanti che tra quelli a radici superficiali, ve ne sono alcuni che prediligono i terreni acidi e altri quelli calcarei. In ultimo, porta innesti come R. indica major e suoi ibridi non resistono a temperature inferiori allo zero.
Per tutti questi motivi, la scelta della varietà giusta per assolvere al ruolo di porta innesto dovrebbe contemplare diversi aspetti come la varietà da riprodurre e le condizioni del terreno e del clima. Tuttavia spesso la scelta è determinata esclusivamente dalla capacità del porta innesto di accogliere e garantire buoni livelli di attecchimento della varietà da riprodurre, raramente o mai si tiene conto delle esigenze relative al terreno di impianto.
Per questi motivi crediamo che la talea apicale sia il sistema preferibile per garantire sempre il migliore adattamento possibile. Da notare che, escluse le caninae, tutti gli altri porta innesto sono anch’essi riprodotti da talea.
Per i nostri rosai l’innesto sarebbe oltre che artificioso anche inutile e dannoso perché ci priverebbe dei numerosi vantaggi che solo le rose riprodotte da talea assicurano:
- forma naturale e armoniosa
- minori attenzioni anche grazie all’assenza dei dannosi succhioni selvatici. Tutti i polloni produrranno fiori e rinnoveranno anno dopo anno il rosaio
- migliore adattamento al verde pensile e ai contenitori
- maggior resistenza al gelo: il punto di innesto, ferita insanabile dei rosai innestati, si dimostra molto sensibile al freddo
- maggior longevità: essendo scongiurato il pericolo che il selvatico prenda il sopravvento sulla varietà, una rosa da talea può vivere per diversi secoli, restando fedele a se stessa
- capacità di rinascere e di rinnovarsi: anche dopo aver subito la totale distruzione dei rami a seguito di cause fortuite come fuoco, eccezionali gelate o troncamento dei rami a filo di terra, una rosa riprodotta da talea ributta da sotto il colletto o anche dalle radici. Per questo motivo una rosa selvatica di bosco rinasce dopo ogni incendio.
Tutti i vantaggi uno per uno (scarica il pdf)
- Sicurezza di attecchimento
- Migliore portamento della pianta
- Uniformità e standard di prodotto
- Disponibilità tutto l’anno
- Assenza di polloni selvatici
- Riduzione delle esigenze di manutenzione
- Migliore accestimento
- Rusticità e maggiore resistenza alle malattie e alla siccità
- Adattabilità a diversi tipi di terreno
- Maggiore durata nel tempo
- Resistenza al gelo
- Possibilità di ringiovanimento dei rosai con una potatura drastica
- Possibilità di effettuare la potatura meccanica
una pianta di rosa che nasce da una talea è molto più forte delle rose comprate nei negozi dove spesso e volentieri si tratta di piante vecchie fatte rivegetare e spesso portatrici di molte malattie. Io sono molto amante della riproduzione delle rose per talea e ne ho realizzate molte aiutandomi con un ormone radicante.
Grazie Rosalba per aver condiviso con noi la sua opinione.
Ho una vecchia rosa Jeanne Moreau ad alberello ormai brutta perché gli innesti che ancora vegetano sono disposti in modo irregolare. Ho pensato che potrei provare a “smontarla” facendo delle margotte nei punti di innesto. È un’idea praticabile? O meglio cercare pazientemente di recuperare una forma con le potature? Il portainnesto produce sarmenti quasi senza spine e con tante foglie piccole e chiare. Cosa potrebbe essere? vale la pena salvarlo per un cespuglio selvaggio?
Credo che la cosa più facile sia cercare di operare attraverso opportune potature.
I sarmenti prodotti da sotto il punto di innesto devono essere estirpati, non potati ma strappati via dalla base. Altrimenti la varietà andrà persa e il selvatico in breve prenderà il sopravvento lasciandole una varietà diversa da quella che ha acquistato, la Jeanne Moreau in questo caso.
Grazie! Proverò a ripristinare la forma e con gli scarti a fare una talea: doppia sfida.